Chiacchiere marziali

Uno dei momenti più belli e interessanti dell’allenamento non riguarda l’allenamento. Sembra assurdo ma è così.
Mi spiego meglio.

Spesso, finita la lezione e in attesa di aspettare che tutti si rimettano in sesto prima di uscire, c’è tempo per fare due chiacchiere. E il 90% delle volte si tratta di chiacchiere marziali.

yip man manIeri, ad esempio, questo spontaneo e improvvisato scambio di opinioni mi ha fatto ragionare su una cosa che non avevo ancora considerato: quali arti marziali sono adatte anche ad un pubblico più che adulto (o quasi anziano, scegliete voi). O meglio, quali sono gli stili che non pretendono una condizione fisica da super atleta per eccellere? Quali quelli che, superata una certa età, non ti relegano a semplice spettatore o a sparring partner di giovani ben più forti e veloci di te?

Il wing chun è uno di questi.

Allenarsi nel wing chun significa, specie per chi ha fatto già un po’ di esperienza in altri stili, ammorbidirsi. Che non significa rammollirsi ma sciogliere i muscoli, evitare di irrigidirsi, respirare e utilizzare il minimo indispensabile del tuo corpo per restare vigile e preparato al fine di rispondere alle mosse del tuo avversario. Facile a dirsi…

E’ un metodo che ti permette di praticare a qualsiasi età. Ecco perché possiamo vedere anziani che riescono a mettere in difficoltà atleti che hanno la metà dei loro anni. Non è un discorso di “forza bruta”, quanto di “centellinare la propria dose di forza e usarla solo quando serve”.

Non male come principio.

 

 

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